Il detto anglosassone, coniato da Shakespeare, può essere appropriato con i gatti, anzi, spero proprio di no, io ho un gatto molto molto curioso… ma da sempre sostengo che la curiosità sia il vero motore dell’apprendimento, della crescita, della creatività, dell’affermazione, dell’abilità. E’ una qualità necessaria per chi vuole avere successo nella vita. Io nella mia esperienza professionale nell’ambito delle risorse umane ho sempre notato che le persone curiose hanno fatto sempre più strada.
Secondo voi è innata? Secondo me no, o meglio, può essere innata ma anche no perché la puoi coltivare, sviluppare ed alimentare. La fase che si attiva nell’età infantile dove i bambini toccano e mettono in bocca tutto fino al momento degli infiniti “perché” dovrebbe continuare fino in età adulta, ma molto spesso sono proprio gli adulti che reprimono la voglia di scoperta dei loro figli per la pigrizia di dare continue spiegazioni.
Il mondo ha bisogno di curiosi, ma un ruolo importantissimo, oltre alla famiglia, ce l’ha la scuola e l’università. Non lasciamo all’iniziativa personale di portare avanti attività che consentano di sviluppare quella potente motivazione all’apprendimento; inseriamole nei programmi scolastici, facciamo dei laboratori permanenti.
Non so quanto dovremo attendere ancora per vedere realizzate attività scolastiche che promuovano la curiosità, magari al momento per recuperare potremo inserire nelle aziende dei programmi di life-long learning! Io qualche idea ce l’ho…
Concludo con una nota citazione di Albert Einstein: Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso.