Quante volte ci domandiamo perché non ci va di fare alcune cose? Le procrastiniamo una volta, due…fino magari a lasciarle da una parte sperando che si autoeliminino (e a volte succede pure!!!:D); oppure iniziamo a svolgere un compito e a metà ne iniziamo un altro e contemporaneamente facciamo delle telefonate, leggiamo mail…o ancora, non sappiamo dire di no e le nostre giornate diventano interminabili…ecco, quello che vorrei condividere con voi oggi sono gli aspetti legati alla gestione del tempo con i tratti di personalità ed i fattori culturali.
Esistono molti studi che dimostrano come i tratti della personalità possano incidere sulla gestione del tempo delle persone e come conseguenza sulla produttività personale. Per esempio, sono stati fatti diversi studi con il Time Personality Indicator, il Myer Briggs Type Indicator, l’Enneagramma e il Big Five Questionnaire tra i più utilizzati.
Volevo invece riprendere lo studio fatto da Kaufman-Scarborough e Lindquist che hanno indagato la relazione tra gestione del tempo e due stili di personalità: lo stile policronico e lo stile monocronico.
Questi due termini sono stati utilizzati per la prima volta dall’antropologo Edward T. Hall (1976) che, per lo studio delle differenze culturali tra diverse società, identificò dei modelli strutturali a cui poter paragonare, di volta in volta, i tratti sociali caratteristici delle varie comunità umane. Una parte rilevante del suo studio riguarda il tempo, descritto come una sorta di “linguaggio silenzioso” che comunica significati e che pone ordine tra le attività. Hall ha così individuato i due modelli di relazione con il tempo e di organizzazione molto diversi, spesso in contrasto tra loro: il tempo monocronico ed il tempo policronico.
In particolare, il tempo monocronico è un modello che si riscontra soprattutto nelle culture Occidentali e Nord Europee (definita da Hall cultura “low context”) nelle quali si tende a concentrare l’attenzione su una sola attività per volta, attribuendo grande importanza allo sviluppo di piani e alla loro esecuzione. Il tempo policronico, invece, rappresenta l’approccio tipico delle culture mediorientali e latine (definita da Hall cultura “high context”). La puntualità è meno importante, e la flessibilità, i cambi di programma, le distrazioni dall’obiettivo sono all’ordine del giorno perché l’importanza è sulle relazioni.
Gli studi successivi hanno traslato questo approccio verso lo studio del rapporto individuale e personale con il tempo, al di là della cultura di appartenenza.
Vengono qui riportate le dieci differenze tra persone monocroniche e policroniche, elaborate dallo stesso Hall
E’ stato dimostrato che le persone con uno stile monocronico risultano essere più spesso impegnate in pianificazioni dettagliate di quelle con uno stile policronico. Inoltre, i monocronici trovano difficile mettere in pratica la pianificazione perché preferiscono focalizzarsi su una cosa per volta. I policronici percepiscono più spesso che hanno raggiunto gli obiettivi pianificati rispetto agli altri e sono più abili a gestire le interruzioni ed a cambiare attività.
In un contesto di business, per esempio, la persona monocronica, non riesce a capire il motivo per cui la persona policronica che incontra è sempre interrotta da telefonate o da altre persone, per cui può perdere facilmente la pazienza perché deve aspettare e non arriva mai al “dunque”!
La persona policronica, al contrario, non riesce a capire il motivo per cui le attività gestite da una persona monocronica siano staccate dall’organizzazione nel suo insieme e perché sono misurate in relazione all’impiego del tempo. Per la persona policronica non è possibile separare il tempo di lavoro dal tempo personale, la priorità è sempre data ai rapporti interpersonali.
Viene da sé che le interazioni tra questi due stili di personalità possono diventare molto problematiche.
E voi, che tipi siete? Come vi relazionate con un tipo monocronico o policronico?